Più grave ancora la perdita complessiva degli Austriaci. Il proclama di Napoleone III diceva: «Noi abbiamo preso tre bandiere, trenta cannoni e seimila prigionieri. L'esercito Sardo ha lottato collo stesso valore contro forze superiori. Esso è degno di marciare al vostro fianco. Soldati! tanto sangue versato non sarà inutile per la gloria della Francia, e per la felicità dei Popoli.»
Nobili, ed in gran parte veraci e giuste parole, quantunque l'armistizio di Villafranca, che in breve le seguì, sembrasse contraddirle! Per trovar la scusa o la spiegazione di quella subitanea sosta, fa d'uopo gettar uno sguardo anche al di là delle Alpi. Napoleone III ricevette un considerevole rinforzo col quinto corpo francese, comandato dal principe Napoleone suo cugino, e genero del Re d'Italia. Si era inutilmente trattenuto per qualche tempo in Toscana, ed ora veniva a raggiungere l'esercito principale sul Mincio. Ma eravi il pericolo che Francesco Giuseppe ricevesse un rinforzo di gran lunga più rilevante dalla Prussia e dal resto della confederazione Germanica.
La Prussia, per la gelosia da lei nutrita tanto contro dell'Austria come contro la Francia, non voleva che nè l'una, nè l'altra di queste due potenze acquistasse una eccessiva preponderanza, perchè aspirava a surrogare la propria egemonia a quella dell'Austria, e a togliere alla Francia l'Alsazia e la Lorena. E siccome dopo Magenta e Solferino il pericolo più prossimo era quello di un soverchio ingrandimento della Francia, il principe Guglielmo, futuro imperatore di Germania, ed allora reggente del regno di Prussia, mobilizzò l'esercito Prussiano, e lo concentrò presso il confine Francese.
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