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      L'impresa di Garibaldi doveva dunque incominciare dalla Sicilia. Quella bella e grande isola ha la forma di un triangolo, del quale il lato settentrionale, che è il più lungo, si distende da Messina sino a Marsala, passando per Palermo capitale dell'isola. Da Messina è breve il tragitto per mare a Reggio di Calabria, sul continente. Da Reggio a Napoli la via è lunga, ma comparativamente facile.
      Se Garibaldi fosse sbarcato a Messina od a Reggio, avrebbe dovuto coi pochi affrontar subito i molti, resi più forti dalle posizioni. Peggio ancora se avesse osato presentarsi tosto a Napoli. Per lo contrario, incominciando da uno dei due più lontani promontorii dell'isola, egli aveva la probabilità di potervi prender terra con poca difficoltà, per esser quel luogo poco guardato, appunto perchè più lontano dalla parte rivoluzionaria della Penisola. A Palermo avrebbe trovato un numeroso presidio borbonico, ma non gli sarebbe mancato il favore degli abitanti di quella grande città; ed era più facile il prenderla dalla parte di terra che dalla parte di mare. La presa di Marsala e di Palermo doveva ajutarlo a prendere Messina, poi Reggio, indi Cosenza, poi Salerno, ed infine Napoli.
      Formatosi questo ardimentoso ma giusto concetto strategico nella sua mente, Garibaldi imbarcò i suoi mille sopra due navi a vapore, Il Piemonte ed Il Lombardo, prestate o, più veramente, sacrificate dal magnanimo armatore e patriota genovese, Raffaele Rubattino. Garibaldi aveva il comando speciale del Piemonte e, naturalmente, il comando supremo di tutta la spedizione.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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