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      Ciò avvenne il 27 di maggio (15 di maggio Giuliano). Resistettero i soldati borbonici che custodivano la città; resistette la flotta napoletana ancorata nel porto. Quelle truppe borboniche che avevan creduto di inseguirlo sulla via di Calatafimi e Marsala, accortesi del loro errore, tornarono indietro. Tutto cedette al valore dei garibaldini, efficacemente ajutati ancora dai patrioti siciliani. Palermo fu in loro mano.
      Infrattanto giungevano al general Garibaldi sempre nuovi rinforzi di volontari dall'interno dell'isola e dalla terraferma; quasi tutti già forniti di armi per cura dei comitati patriotici, e vestiti della ben veduta camicia rossa. Il maggior rinforzo fu di quattromila volontari condotti da Medici. Inoltrandosi a grado a grado, ma senza perder tempo, nella sua marcia da Palermo a Messina, Garibaldi vinse, nel giorno 21 luglio 1860, la battaglia di Milazzo contro i soldati borbonici comandati dal general Bosco; indi, occupata la città di Messina, passò lo stretto ed approdò a Reggio di Calabria. Da Reggio marciò senza indugio verso Napoli, trovando maggiori adesioni fra gli abitanti delle città per le quali passava, che resistenza dalle regie forze.
      All'approssimarsi di Garibaldi a Napoli, il re si ritirò col meglio delle sue truppe a Capua, sul Volturno. Il liberatore fece il suo ingresso in Napoli, accompagnato da pochissimi uomini suoi a cavallo, ma fra le acclamazioni del popolo, nel giorno 7 di settembre 1860. Passò sotto il tiro dei forti, senza che le artiglierie facessero fuoco.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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