Alla formidabile detonazione della polvere tenne dietro lo scroscio della torre, che rovinò. Questo fortunato accidente determinò il generale Lamoricière all'immediata resa della città, senza ulteriore spargimento di sangue. Soltanto fu un caso sfortunato per la morte di quelli che erano nella torre, e per la popolarità acquistata dal sotto-ammiraglio Persano, che comandava la squadra di attacco. L'immeritato titolo di vincitore di Ancona gli servì poscia di scala a divenir ministro della marina, indi ammiraglio, ed infine comandante supremo della flotta italiana nell'infausta giornata di Lissa, della quale avremo a parlare più avanti.
L'Umbria e le Marche fecero pure il lor plebiscito di annessione al regno d'Italia. Il re, od ex-re, di Napoli, si ritirò nella forte città di Gaeta. Le truppe rimaste a lui fedeli fecero una vigorosa e non breve difesa; e fu ammirata anche l'intrepidezza della bella e rispettabile regina Sofia. La città però, assediata non solo da terra, ma ancora per mare, dovette arrendersi.
Così alla fine dell'anno 1860 la popolazione del regno di Vittorio Emanuele era più che raddoppiata da ciò che ell'era pochi mesi prima; e quasi il quintuplo di quanto era al principio del 1859. Infatti al principio del 1859 la popolazione del regno di Sardegna era poco più di quattro milioni e mezzo, compreso un mezzo milione in Savoja, e centotrentamila nella provincia di Nizza. Alla fine di marzo 1860, cedute Savoja e Nizza alla Francia, ma annesse Lombardia, Parma, Modena, Toscana e la Romagna, la popolazione del regno, salì d'improvviso a dieci milioni; alla fine del medesimo anno 1860, coll'annessione del già regno delle Due Sicilie, dell'Umbria e della Marche, la totale popolazione divenne ventun milioni.
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