La parte più forte della fronte Austriaca era una diagonale del quadrilatero, cioè Mantova, Verona; proprio quella che la sapienza a rovescio del generale Lamarmora prescelse di andar ad attaccare.
Nella sera del 23 giugno, il general Lamarmora spedì ai varii corpi l'ordine che tutte le divisioni avessero a porsi in moto la mattina seguente dalle tre alle quattro, ed andar ad occupare certe posizioni in mezzo al quadrilatero, incominciando dalle vicinanze di Pastrengo fra Peschiera e Verona, ma al di fuori del quadrilatero, sino a Curtatone e Montanara sotto Mantova. La distanza in linea retta fra quei due estremi era più di quaranta chilometri. Pianell rimaneva alla destra del Mincio. Le tre divisioni comandate da Durando, formanti la sinistra, e stese dal Mincio sino all'Adige, potevano esser sorprese ed attaccate dalle sortite dei nemici dai tre fortilizi di Peschiera, Legnago, e Verona. Similmente la destra, formata dal terzo corpo sotto il comando di Morozzo della Rocca, poteva di leggieri esser tagliata o sbaragliata per una sortita da Mantova. Ma Lamarmora, ingannato da falsi rapporti di spie e di sbagliate ricognizioni, ovvero in preda per quel giorno ad una misteriosa offuscazione di mente, erasi fitto in capo che non incontrerebbe il nemico dentro al quadrilatero, ma solamente al di là dell'Adige; ed aveva fatto partecipare ai suoi generali subalterni quella fallace e rovinosa fiducia. Cialdini era ancora alla destra del Po.
Al grave errore di Lamarmora aveva contribuito senza dubbio l'astuzia del comandante Austriaco, di tenere sgombra la maggior parte dello spazio fra il Mincio e l'Adige, per adescare il comandante Italiano ad entrare, come in una vasta trappola, in mezzo al quadrilatero.
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