Giunsero troppo tardi per prender parte diretta od indiretta alla battaglia di Custoza. Serbo la personale rimembranza che il sesto reggimento, nel quale io militava sotto il colonnello Nicotera, giunse a Brescia nella sera del 24 giugno, e che vedemmo con dolore passare davanti a noi il principe Amedeo ferito, il quale veniva a farsi curare a Brescia. Chi non vede che quarantaquattro mila uomini comandati da Garibaldi, alla sinistra del bravo esercito regolare, avrebbero potuto e dovuto dar un esito, diverso da quello che s'ebbe, alla battaglia di Custoza?
Benchè per le improvvide disposizioni ministeriali, il corpo Garibaldino non sia giunto in tempo per prestare un efficace ajuto all'esercito regolare nella principal sua battaglia contro l'esercito Austriaco, pure era importante non meno che arduo l'uffizio che Garibaldi aspirava a compiere: liberare l'Italiana provincia di Trento, detta il Tirolo Italiano, dal dominio Austriaco; togliere alle truppe imperiali quella comunicazione fra Vienna e Verona, ed effettuare questo disegno attraverso alle irte cime ed alle strette gole delle Alpi Retiche. Sua base immediata era la città di Brescia; il suo immediato obbiettivo era Trento. I quarantaquattro mila volontarii di Garibaldi, giovani per la maggior parte inesperti della milizia, erano tutti vestiti della pittoresca camicia rossa, con berretto rosso e calzoni turchini, ed una coperta di lana, rotolata ad armacollo. L'arma era un fucile a canna liscia, ed a percussione, con bajonetta.
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