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      L'indomani ci avanzammo ad occupare Cimego ed il ponte del Chiese vicino a Cimego. In quel giorno stesso Dogliotti attaccò il forte di Ampola che si arrese dopo due giorni, cioè il diciannove. Fra i pochi morti nell'attacco fuvvi il tenente d'artiglieria Alasia.
      Garibaldi profittando del vantaggio di avere sgombra la sua strada a destra, per la caduta del forte d'Ampola, fece avanzare alcuni de' suoi reggimenti da Storo a Bececca, e sino al piccolissimo lago di Ledro, alla distanza di sette chilometri dal gran lago di Garda. Ne seguì la battaglia di Bececca (malamente scritto Bezzecca da altri) che fu il più importante fatto d'armi di tutta quella campagna garibaldina.
      Imperocchè le nostre colonne, nell'avanzarsi, furono sorprese ed attaccate contemporaneamente in tre parti, dalle colonne austriache che avevano combattuto cinque giorni prima a Condino e da altre uscite dai forti di Lardaro e di Riva. Perì nei primi scontri, fra gli altri, il colonnello Chiassi, ed i nostri retrocessero lasciando alcuni prigionieri in mano dei nemici. Garibaldi stesso corse qualche pericolo personale; ma anche qui l'artiglieria di Dogliotti fermò i progressi degli Austriaci. Il maggiore Stefano Canzio, raccolti attorno a lui i più valorosi dei varii corpi che cominciavano a mescolarsi alla rinfusa ed ancora a sbandarsi, formò una piccola colonna d'attacco; e precipitatosi senza fare un tiro sul nemico, lo ricacciò colla bajonetta nelle reni in disordine da tutte le posizioni che occupava. Da quel momento la ritirata del nemico divenne generale, ed i nostri lo seguirono oltre Locca.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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