Nel giorno stesso il combattimento alla sinistra di Garibaldi fu sostenuto onorevolmente dalla brigata Nicotera, cioè dai due reggimenti sesto ed ottavo. Nel comando del primo il tenente colonnello Sprovieri era succeduto al Nicotera; l'altro era comandato dal colonnello Carbonelli.
Garibaldi cominciava i preparativi per assediare il forte Lardaro. Intanto Medici, alla testa di una forte colonna di truppe regolari, si era avanzato vittoriosamente sull'Adige, sino a Levico ed a Pergine; luoghi poco distanti da Trento. Ma nelle prime ore del giorno 24 di luglio ci giunse avviso di un armistizio combinato per otto giorni, e che tutti i corpi militari non dovevano oltrepassare i luoghi dove si sarebbero rispettivamente trovati alle ore dieci antimeridiane. La guida Giuseppe Mazzacorati, mio amico, ed ottimo cavallerizzo, montò a cavallo e corse a spron battuto da Condino sino a Creto, o Pieve di Buono, quasi sotto il tiro del forte Lardaro; e, cavato l'orologio di saccoccia, e mostrando che non erano ancor le dieci, disse agli abitanti del paese, maravigliati ma non malcontenti: prendo possesso di questo paese in nome del Re d'Italia. Poco dopo vi giunsi io a piedi, e feci esporre una bandiera a tre colori. Non l'avevano esposta prima, pel timore del ritorno degli Austriaci. Piccole cose invero, ma furon gli ultimi due fatti di quella grande e terribile guerra.
Garibaldi portò a Pieve di Buono il suo quartier generale; ma dopo alquanti giorni ricevette e lesse l'ordine di retrocedere.
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