Ne fu vittima anche una donna generosa, Giuditta Tavani. Sperando un miglior successo dall'attaccar Roma al di fuori, alcune migliaja di volontarii italiani invasero da tre parti il territorio Romano. Una colonna, capitanata da Nicotera venendo da Napoli, andò ad occupare prima Frosinone, poi Velletri. Un'altra sotto Acerbi, venendo dalla Toscana, occupò Viterbo. Una terza, più numerosa delle altre due, sotto Menotti Garibaldi, entrando nello Stato Romano dalla parte di Rieti, battè una colonna pontificia a Monte Libretti, e di là andò ad occupare Monte Maggiore.
Ivi venne il generale Garibaldi a prenderne il comando. Alla mezzanotte che diede principio al giorno 25 ottobre 1867, ci mettemmo in marcia attraverso all'ondulata campagna Romana, condotti da due guide tenute sotto il braccio, una da me e l'altra da Nuvolari, perchè non ci fuggissero. Subito dietro a me ed a Nuvolari venivano a cavallo il generale Garibaldi, i suoi due figli Menotti e Ricciotti, il suo genero Stefano Canzio; il venerando patriota Nicola Fabrizi; Alberto Mario, ed altri pochi a cavallo; poi a piedi varii battaglioni di volontari, condotti da Stallo, da Frigyesi, da Salomone, da Valzania, da Vincenzo Caldesi e da altri valorosi.
All'alba si giunse sotto Monterotondo distante da Roma ventotto chilometri. Questo paese, cinto di terrapieni, e con un palazzo castello, o rocca, di proprietà del principe di Piombino, era allora occupato da una legione francese detta di Antibo, al servizio del papa, e formata di soldati presi dall'esercito francese.
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