Le truppe del governo che combattevano contro gl'insorti, erano comandate dal maresciallo Mac-Mahon, tornato per la pace dalla sua prigionia in Germania; quelle della Comune erano comandate dal generale italiano La Cecilia. Insurrezioni simili a quella di Parigi scoppiarono a Lione, a Marsiglia ed in altre città della Francia. Il combattere terminò colla vittoria delle truppe del governo nazionale, il 29 aprile, ma i più fanatici o più perversi fra gl'insorti, per disperazione o per vendetta, diedero in preda al fuoco il palazzo delle Tuileries, il palazzo di città ed altri pubblici edifizii. Cattivo e falso socialismo l'incendio. Il popolo ha bisogno di nuove abitazioni, non di distruggere le vecchie. I comunisti uccisero ben anche gli ostaggi, e fra essi l'arcivescovo di Parigi. Nessuno ha diritto di prendere in ostaggio i non volenti. Di quell'eccidio han colpa i comunardi, ma egualmente o più ancora il governo centrale di Versailles, il quale ricusò l'offerto cambio dei prigionieri. Le truppe vincitrici commisero delle vendette e delle carnificine più abbominevoli ancora che gli eccessi degl'insorti.
Terminerò la lugubre storia della Comune con un aneddoto bello e consolante. Io dapprima dubitai che potesse essere stato inventato da alcuna delle effemeridi che ne parlarono, ma mi è stato confermato da una persona autorevole, allora presente in Parigi. Un monello parigino (un gamin de Paris), camminava in uno dei molti drappelli d'insorti che si conducevano ad essere fucilati.
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