Perciò feci il debito mio cercando di mettere in luce le virtù, ma non tacendo i difetti di quelle grandi figure che il lettore può essersi accorto che mi sono particolarmente care; ed in ispecie Ercole, Omero, Romolo, Bruto primo: personaggi involti in parte nelle nubi della leggenda, ma che io ho cercato industriosamente di ridurre a positiva verità istorica; ed altri di autenticità incontestata, Alessandro, Archimede, Giulio Cesare, Marco Aurelio, Dante Alighieri, Cristoforo Colombo, Elisabetta d'Inghilterra, Washington, Danton, Robespierre, Napoleone, Mazzini, Vittorio Emanuele, Garibaldi.
La presente edizione, benchè economica, è corredata dei ritratti di alcuni fra i più celebri personaggi; ma ho procurato di far conoscere alla meglio i loro ritratti morali. Per avere il ritratto morale di Giuseppe Garibaldi fa d'uopo conoscere anche le sue idee religiose. Egli le ebbe vaghe e vacillanti come la maggior parte degli uomini del nostro tempo, i quali sono più o meno scettici e materialisti, ed ostentano di esserlo anche più di quanto lo sono.
Garibaldi fu troppo acerbo, talvolta anche grossolano, nel parlare e scrivere contro i preti; però mai non fece male personalmente ad alcuno di essi. Commise un atto di debolezza, allorchè nel congresso della pace a Ginevra da lui presieduto nel 1867, avendo nominato rispettosamente la Divinità in un suo discorso, i mormorii di una parte dell'uditorio lo indussero a dire: intesi soltanto il Dio dei filosofi, cioè il Vero: parole non cattive, nè false, ma equivoche, e perciò non degne di lui.
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