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      All'Incognita, cui probabilmente giungerà giammai il telescopio intellettuale dell'uomo? La pressentiamo, la congetturiamo, cotesta infinita ma Ipotetica Potenza. Ma... chi ardirebbe d'insegnarla!
      «Alla Religione del Vero, quindi, da voi predicata con tanta scienza - io m'onoro d'appartenere - e, non dubito, essa sarà adottata da quella parte eletta delle nazioni - che crede al progresso, ed alla fratellanza umana, edificata sulle macerie delle menzogne, delle superstizioni, e delle tirannidi.
      «Per la vita vostro
      «G. Garibaldi.»
      Questa notabile lettera del gran solitario di Caprera è come un anello di spiegazione fra le parole da lui pronunciate al Congresso di Ginevra, e quelle che pronunziò negli ultimi istanti della sua vita.
      Infatti le ultime sue parole, nell'agonia del 2 giugno 1882, indicarono l'amorevole rimembranza di lui per due sue figlie defunte, la sua benevolenza anche verso le creature sensitive ma irragionevoli, e la sua credenza che l'anima umana esiste al di là della tomba. Vedendo sulla finestra due uccelletti, due capinere, disse: «sono le anime delle mie figliuole, che volano intorno al loro padre moribondo. Rispettate questi animali: date loro del miglio quand'io non sarò più.»
      L'anno 1882, il quale ha veduto la morte di Garibaldi, ha visto quella pure di un uomo poco meno illustre, cioè di Leone Gambetta. Nè mancar potevano pel trapasso di un tal uomo le curiose coincidenze. Grande nel 1871 per l'operosità e pel patriotismo, benchè non al grado miracoloso di cui la Francia avrebbe avuto bisogno; grande per l'unione dell'audacia alla prudenza ed alla costanza nella fondazione e nel consolidamento della Repubblica; grande sempre nell'eloquenza, fu mediocre ed impotente nel breve suo ministero del 1882, principalmente per l'impopolarità del suo ateo collega Paul Bert.


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Storia di un secolo dal 1789 ai giorni nostri
di Quirico Filopanti
Sonzogno Milano
1891-1892 pagine 307

   





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