Asino carico d'oro, mangia cardoni, & ortiche.
A tauola tonda, non si contende del luoco.
Anche il letame, č buono a qualche cosa.
Al pił pouero, la candela in mano.
A barba di folle, il rasoio č molle.
Amicitia di genero, sole d'inuerno.
Allo suogliato, amaro č il miele.
Andar'e parlar si puņ, ma bere e masticare nņ.
A san Barnabą, la falce al prą.
Anche il dritto, ha bisogno d'aiuto.
Andar dal fico al pero.
Anche la salciccia, le buone opre succia.
Altre feste non ci č questa settimana.
Affibbia quella, crack me that nut.
Anche il mosto, bolle senza fuoco.
A la corte del Rč, ogniun fucci per sč.
A tutte hore piscia il can', e piange la donna.
Al debil' il forte, souente fą torto.
Amare, non č senza amaro.
Al ventre, tutto entra.
Allo stendardo, tardi va il codardo.
Alla conocchia, il pazzo s'inginocchia.
Anno ghiandoso, anno cancroso.
Al maggiore, diasi l'honore.
Al'assente & al morto, non si dee far torto.
A tristo sordo, buono orecchia.
A la candela, la capra par donzella.
A dolor di dente, non aiuta stromento.
Al principio, & al fin, Marzo ha qualche venin.
Aperta ha la porta, chiunque apporta.
A buona terra, buono agricoltore.
A buona casa, buon ministratore.
A l'indegno il beneficio, vale per un maleficio.
A lesso & arosto, tutto, vą nel sacco.
A gotta, a gotta, il mar si seccherebbe.
A rischia un vuou, per guadagnar' un bou.
Anche i cani, fuggon' il veneno.
A la barba l'huomo si conosce.
A tauola si vą a scuola.
A testa bianca, spesso ceruello manca.
A granaro vuoto, formica non frequenta.
Al corriuo, mai non manca briga.
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Barnabą Marzo
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