Debil filo, ordir può salda rete.
Donna Beatrice, ha i pater nostri, e mai gli dice.
Di bugie, e d'inganno, si viue tutto l'anno.
Del cuoio d'altri, si fan correggie larghe.
Da Natale al fuoco, e da Pasqua al giuoco.
Dal capo puzza il pesce.
Dispicca l'impiccato, t'aiuterà impiccare.
Dommanda al hoste s'egli ha buon vino.
Dio prima a se, e poi a gl'altri fece la barba.
Doglia di moglie morta, dura fin'alla porta.
Doue sono femine, & oche, non son parole poche.
Di un' vitello, viene un boue.
Dal detto al fatto, vi e un gran tratto.
Duro con duro, non fece mai buon muro.
Di buon seme, nasce cattiuo frutto.
Doue è il male, s'appica la sansuga.
Doue è grand'amore, iui è gran dolore.
Dolci parole, rompono l'ira.
Dopo la tempesta, viene il bel tempo.
Dopo c'ha tuonato, conuien che pioua.
Doue non c'è nulla, il Re non ha ragione.
Donato è morto, ristoro stà male.
Dalle cose passate, si giudican le presenti.
Dolce viuanda, vuole salsa acerba.
Deliberatione, non vuole consiglio.
Dal remo al tribunale.
Dar la farina al Diauolo, e la semola a Dio.
Del nò, con i denari si fa ita.
De' belli anche è bello l'Autunno.
Diuieni tosto vecchio, se vuoi viuer vecchio.
Dottor di Valentia, longa robba, e corta scientia.
Doue comincia l'inganno, iui finisce il danno.
De la beltà, compagna è la fierezza.
Donne sauie al'impensata, e matte alla pensata.
Doue è dottrina, iui è conuito.
Doue non è concetto di natura, non è senso d'arte.
Dio è il vasselaio, e noi la creta.
Della sua istessa colpa, amore è scusa.
Da autorità, la cerimonia al'atto.
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