Di questi giudicij strauolti e spigolistri.
Di questi che s'intricano per districarsi.
D'un'essempio, fanno vna regola.
Di questi a chi non mancan mai ritortole.
Di questi che si ridicono, per dir peggio.
Di questi che saltan meno in giuppone che in saio.
Di questi che si cacciano il capo fra le gambe.
Di questi che studiano per trouar spini.
Di questi che vedon le torri con le cime in giù.
Di questi che vogliono i beccafichi alesso.
D'ogni cosa trouar'il rouescio.
Di questi ch'hanno la pelle dura.
Di questi che si voglion saluar col fauor del pasto.
Di questi che non hanno denti da roder ossa.
Di questi ch'hanno bisogno di papardelle.
Di man di Naddo.
Di questi a chi conuien la briglia, e non le pastoie.
Di questi mattematici in prospettiua.
Di questi che mangian schizzi di sparauieri.
Doue manca il pane, il tutto è da vendere.
Doue è ragione, non è confusione.
Doue giustitia manca, la pace è zanca.
Doue manca la politia, abonda la malitia.
Doue cani, iui pulci.
Doue pane, iui sorgij.
Doue stà il lupo, non fa preda.
Doue donna domina, tutto si contamina.
Dir ciò che odi a tauola, è cosa abominabile.
Da le case vecchie, fuggon fino i sorgij.
Dopo la festa, si gratta la testa.
Di, di nò, e fa di si.
Da piccol pertugio, si può veder giorno.
Due cattiui pasti, al tezzo fanno un ghiotto.
Di questi che cercan la luna nel'acqua.
Doue la siepe è bassa, ogni vno vuol passare.
Del migliore, hai miglior derrata.
Dirgli il fatto, e dargli le orecchie.
Dare in terra, venir' al punto.
Dirne vna Marchiana.
Discostarsi dal mercato.
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Naddo Marchiana
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