E bello morir' in patria, e per la patria.
E graue il giogo, d'un gouerno ingiusto.
E mal'amico, chi a se è nimico.
E breuissimo il tempo, e l'hora incerta.
E meglio esser confessore, che martire.
E buono viuer' a l'ombra del campanile.
E meglio brusciar' vna città, che metter' vna cattiua vsanza.
E meglio esser' vccello di campagna, che di gabbia.
E meglio sdrusciolar co' piedi, che colla lingua.
E buon macinare, mentre l'acqua serue.
E meglio pascer febbre, che debolezza.
Esser un meco teco.
Esperto, credi Roberto.
E meglio viuer piccolo, che morir grande.
E meglio esser solo, che male accompagnato.
Esser dee chi regge, e saggio e forte.
Egli guarda le prune.
Esser giunto al verde.
Esser come il Cipresso, dar parole e non fatti.
Esser come il gallo, cantar bene e ruspar male.
E asino di natura, chi non sà legger sua scrittura.
E facil cosa al sano, consigliar l'amalato.
Esser sotto il rasoio.
E il diauolo quello toccar su il vino.
E più facil far'il Momo, che il Mimo.
E salute talhor', in chi si sprezza.
Egli è ben sordo, chi vdir non vuole.
Esser più tristo, che tre assi.
Esser guarito del braccio.
Esser faua in bocca di Lione.
Esser huomo da bosco, da confino, o da riuiera.
Esser sauio per scrittura, e matto per natura.
Esser'il fanciullo di mona Cibella.
E bèllo morir, mentre la vita è destra.
E mala cosa esser cattiuo, ma peggio l'esser conosciuto.
E meglio hauer' la paura, che l'angoscia.
Esser di quegli che tolgono il bene da monte.
Esser segnato con buona mano.
E meglio in pace goder'il poco, che con trauaglio bramar'il molto.
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