chi ha da mangiar col diauolo.
Huomo rosso e donna barbuta,
tre miglia di lontano gli saluta.
Hoggi chi non ha la borsa piena,
altro non truoua che trauaglio & pena.
Habbi più tosto il piccol per amico,
ch'il grande per nimico.
I.
Il vin nel Fiasco, non caua la sete del corpo.
Impacciati co fanti, e lascia star' i santi.
Il serpente tra fiori, e la herba giace.
Il vino, non ha timone.
Il nobil'ama, & il villano teme.
Il far'il letto al cane, è cosa difficile.
I signori, hanno longhe le mani.
Il liscio non può d'Hecuba, far'Helena.
I secondi pensieri, sono i migliori.
Ingannar se stesso, è cosa facile.
Il peggior male, e hauer cattiua moglie.
I panni, rifanno le stanghe.
In terra d'orbi, chi ha un'occhio è signore.
Inanziche ti fidi del'amico, magia seco molto sale.
In vna mano il pane, ne l'altra il bastone.
In vna hora, Dio lauora.
In vna notte, nasce un fongo.
Il diauolo non è cosi brutto, come vien dipinto.
Il frutto, vuole vino.
Il fine, fa il tutto.
Il molto & il poco, rompe il giuoco.
Il lupo, non mangia mai termini.
Il sole abbaglia, chi ben fisso il guarda.
In picciol tempo, passa ogni gran pioggia.
Il gran calore, ogni neue sface.
In torbido terren, gentil pianta non conuien.
Il fine, è quello che giuoca.
I rispetti, guastano le contentezze.
Il pentirsi, è vna morte.
Il noce fà trist'ombra, e non la ficaia.
Il rispetto, non torce l'huomo dritto.
Il principio di far' altri animoso, è la villanìa.
Il pro del mangiare è quel' ch'ingrassa, non il sempre.
Il mondo è de' gabbadei.
Imagine del animo, è il volto.
Il frutto d'amore, è amore.
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Fiasco Hecuba Helena Dio
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