Il bastone, gioua al matto.
Il pecorin da Dicomano.
In trent'anni & un mese, ogni fiume torna al suo paese.
I putti con parole, e gl'huomini con sagramenti si legano.
Imbottar nebbia.
Io ti farò andar su l'asino.
Io ti farò tener'oglio.
Io ne ho maritate gia tante.
Il santo in sua città, rare volte è honorà.
Io ne ho prese due, con vna oliua.
Io ti darò bene sequentia.
Il campo, è rotto.
Il tempo si muterà, le capre stranutano.
Il pan sutto, fà diuentar muto.
Il sole d'Agosto, inganna la massaia nel'horto.
Il pan, gli sà da vezzo.
Il mal' va dietro al ben, el ben'al male.
Ignorantia, non è colpa.
Il rouere, veluto, e scarlatto, sono tutta vna cosa.
In ogni tempo son de' tristi e buoni.
Il gatto, non lo troueria.
Il diauolo, gli tira l'alzana.
Io ho pisciato sopra qualche neue.
Io conosco bene i miei buoi.
I vecchi di natura, senton tosto la freddura.
Il mondo è fatto a scale, chi le scende chi le sale.
Il mondo è fatto a scarpette, chi se le caua, chi se le mette.
Il creder, & il peuere, inganna le donne & i cani.
I Genouesi hanno virtù cento miglia da lontano.
Il miser suole, dar credenza a quel che vuole.
In tutti i negotij consiste la difficoltà, che passi la testa.
Il soldato per quatro dì lecca, e poi l'inamorata pianta.
I vecchi che scherzano con le giouani, accarezzano la morte.
Il calzolaio mette la scarpa, ma non sà doue preme.
Il viaggio alla morte, è piu aspro che la morte.
Il duolo narrandolo, sempre in parte sgombra.
Il sauio non si veste del manto, che copre il volgo.
Il diauol'è a casa del diauolo, per non potersi pentire.
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Dicomano Agosto Genouesi
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