Vi è ancora posto per molto Sassella fra la vostra domanda e la mia risposta."
Diede di piglio alle due bottiglie, fece atto di pesarle, le scrollò e le depose. Erano vuote.
Non vi è più amiciziadiss'egli sospirando "né sincerità, né cuore. È forse meglio di andare a letto, signor."
Benché sul pianerottolo della scala, fra il primo e il secondo piano, un orologio da muro suonasse il tocco e mezzo quando Silla si trovò nella stanza che gli era stata assegnata, egli non aveva punto sonno. Ritto in piedi e immobile, fissava la fiammella della candela, come se quella chiara luce avesse potuto dissipare le ombre del suo cervello. Si scosse a un tratto, pigliò il lume e intraprese un viaggio che riuscì forse meno istruttivo, ma più commovente di quell'altro famoso del conte De Maistre. La stanza era grande, alta e quadrata. Un pesante letto di legno scolpito; di fronte al letto, fra due larghe finestre, un cassettone coperto di bianco; sopra il cassettone, una cornice dorata intorno a certa figura curiosa, mezza in luce, mezza in ombra, che si moveva con una candela in mano; una scrivania; alcune grandi seggiole a bracciuoli: ecco quanto uscì dall'ombra sotto il lume indagatore che andava lungo le pareti, ora salendo, ora scendendo, ora a curve, a zig-zag come un fuoco fatuo, non senza molte incertezze. A capo del letto pendeva un'ammirabile testa d'angelo pregante, dipinta alla maniera del Guercino. Quasi supina, si sporgeva per iscorcio. Nella bocca socchiusa, nelle nari dilatate, negli sguardi, direi quasi veementi passava lo slancio della intensa preghiera.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Sassella Silla De Maistre Guercino
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