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      Il conte Cesare scompigliò la raccolta dei classici greci e latini; cacciò i filosofi e i teologi verso le nuvole, come diceva lui, si tenne sotto la mano storici e moralisti; fece incassare e gittare in un magazzino umido i novellieri e i poeti, tranne Dante, Alfieri e le canzoni piemontesi di Angelo Brofferio. Vennero a prenderne il posto parecchie opere straniere di soggetto storico, politico o anche puramente statistico, per lo più inglesi; nessun libro entrò sotto il regime del conte che trattasse di letteratura, né d'arte, né di filosofia, né di economia pubblica; quasi nessuno che venisse di Germania, perché egli non sapeva il tedesco.
      Era là, seduto al tavolo; una lunga e magra figura nera. Si alzò all'entrare di Silla, gli venne incontro e gli disse con accento piemontese, spiccatissimo:
      Voi siete il signor Corrado Silla?
      Sì, signore.
      Vi ringrazio molto.
      Proferite queste parole con voce dolce e grave, il conte strinse forte la mano al giovane.
      Suppongoriprese poi "che Vi siate meravigliato di non avermi veduto iersera."
      Di altre cose piuttosto...
      Continuò Silla, ma il conte gli troncò le parole.
      Oh bene, bene, mi fa piacere perché sono gli asini e i furfanti che non si meravigliano mai di niente. Però il mio segretario Vi avrà detto, in italiano o in tedesco, che io uso di coricarmi prima delle dieci. Vi pare un'abitudine meravigliosa? Lo è veramente, perché la tengo da venticinque anni. E come Vi ha condotto quel briccone di vetturale?
      Benissimo.
      Il conte fece sedere Silla; sedette egli stesso e soggiunse:


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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