Là è il suo riso, là si colora delle nuvole infocate al tramonto e brilla d'una sola fiamma quando il vento meridiano lo corruga sotto l'alto sole d'estate. Da tutte l'altre parti si spiegano i manti delle montagne boscose sino alla cima, macchiate da cenerognole scoscenditure di scogli, da ombre di valloni, da praticelli di smeraldo. A levante il lago mette capo a una valle; i monti vi ascendono a scaglioni verso l'Alpe dei Fiori, lontane rocce dentate che tagliano il cielo. Dentro quella valle, a breve distanza del lago, si vede la chiesa di un paesello; e anche dal lato opposto, sul ciglio della costa che scende a morir nelle praterie, biancheggia un campanile fra i noci.
Alle spalle del Palazzo il piccone e il badile hanno vigorosamente assalita la montagna e conquistatone il cortile semicircolare, dove mormora un getto cristallino che ricade ondulando tra gli eleganti gynereum e le ampie foglie degli arum, quasi fiore animato di quella vegetazione tropicale. Altri due grandi mazzi ovali di fiori e di foglie si spandono ai lati di questo, fuor dalla ghiaia candida e fine. Per le muraglie di sostegno addossate al monte serpeggiano e s'incrocicchiano le mille braccia delle passiflore, delle glicine, de' gelsomini, fragili creature amorose che cercano dappertutto un sostegno e lo vestono, grate, di fiori. Due fasci di passiflore si abbrancano pure agli angoli interni dei due fabbricati e salgono a gittar le frondi scarmigliate sin dentro la loggia.
A mezzo della muraglia di sostegno, propriamente in faccia alla loggia, sale il monte tra il versante di mezzogiorno e quello di ponente un'ampia scalinata a ripiani, fiancheggiata di cipressi colossali e di statue.
| |
Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
|
|
Alpe Fiori Palazzo
|