Il Palazzo domina quel deserto con la sua grandiosità signorile; chi vi abita può credersi padrone di quanto vede; credersi un re superbo a cui nessuno osa accostarsi, i monti difendono il trono e le onde lambiscono i piedi.
Dicono che non è male la vista quidisse il conte entrando in loggia con Silla. "Pare anche a me sufficientemente passabile. Leggete là." Gli additò una lapide sopra l'arco posteriore di mezzo.
Silla lesse:
EMANUEL DE ORMENGOTRIBUNATU MILITARI APUD SABAUDOS FUNCTUS
MATERNO IN AGRODOMUM
MAGNO AQUARUM ATQUE MONTIUM SlLENTIO CIRCUMFUSAMAEDIFICAVIT
UT SE FESSUM BELLOPOTENTIUM INGRATITUDINE LABORANTEM
HUCVESPERASCENTE VITA RECIPERET
ATQUE NEPOTESIN PARI FORTUNA
PARI OBLIVIONEFRUERENTUR
MDCCVII.
Eh!
esclamò il conte, ritto, dietro Silla, sulle gambe aperte e con le mani congiunte sul dorso. "Questo mio buon bisavo ha assaggiati e sputati i re, come vedete. È per questo che io non ne ho mai voluto rigustare, e credo non servirei un re, se non quando dovessi scegliere tra lui e il canagliume democratico. Un uomo di ferro, quello lì. Non c'è che principi e democrazie per rompere e buttar via uno strumento simile. Uuh! Voi non credete quello?"
Io sono devoto al rerispose commosso il giovane "e mi sono battuto con lui per l'Italia."
Ah, per l'Italia! Molto bene. Ma Voi mi dite il caso di un giorno e io parlo di istituzioni che si giudicano sulla testimonianza dei secoli. Anch'io tengo un segretario democratico e gli voglio molto bene perché è il più buono e onesto bestione della terra.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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