Sentodisse il conte facendole vedere a Silla "sento dai miei buoni amici che questo pittore è stato un goffo; anzi qualcuno si degna di dire un bue. Io non me ne intendo niente, ma mi fa molto piacere di udire quello, perché non amo gli artisti."
Verissimo; non li amava, né li intendeva. Possedeva molti quadri, alcuni dei quali eccellenti, raccolti in gran parte da sua madre, nata marchesa B... di Firenze, che amava la pittura con passione. Il conte non ne capiva un iota e faceva sbigottire i suoi amici, snocciolando pacatamente le maggiori empietà. Avrebbe voltato di buon grado con la faccia al muro un ritratto di Raffaello e fatto fodere di un Tiziano; non ne gustava la vista più che della tela greggia e non avrebbe nascosto, per tutto l'oro del mondo, il suo pensiero. Gli erano meno odiosi i pittori arcaici, perché li trovava meno artisti, più cittadini. Non sapeva poi ragionare questo suo giudizio. Aveva invece in uggia particolare la pittura di paesaggio che stimava indizio di decadenza civile, arte ispirata dallo scetticismo, dal disprezzo dei doveri sociali e da una specie di materialismo sentimentale. Non era uomo da disperdere i quadri prediletti da sua madre, ma li teneva prigionieri in un lungo corridoio al secondo piano a tramontana, sopra la sala da pranzo, dove aurore e tramonti s'intirizzivano nelle loro cornici dorate.
Nell'entrare per uno dei due usci che mettono capo a questo corridoio, parve a Silla che qualcuno fuggisse per l'altro; vide un lampo negli occhi della sua guida.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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