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      Le tre finestre del corridoio erano spalancate; ma, poteva venire dalle finestre quell'odore di mown-hay?
      Uno degli antichi seggioloni di cuoio addossati alle pareti a eguali intervalli e spiranti gravità prelatizia, era stato trascinato per isghembo vicino alla finestra di mezzo, in faccia a un Canaletto meraviglioso; e sul davanzale della finestra c'era un libro aperto, tutto sgualcito ma candidissimo.
      Vedetedisse il conte, chiudendo tranquillamente le invetriate della prima finestra "io tengo qui delle possessioni strabocchevoli. Tengo montagne, boschi, pianure, fiumi, laghi e anche una discreta collezione di mari."
      Ma quiesclamò Silla "vi sono tesori!"
      Ah! la tela è molto vecchia e d'infima qualità.
      Così dicendo il conte mise il seggiolone a posto.
      Ma come, tela! Ma questo soggetto veneziano, per esempio?
      Neppure Venezia mi piace, che pure, assicurano, vale qualcosa. Pensate questo!
      Prese il libro ch'era sul davanzale della seconda finestra, lo chiuse, guardò il frontespizio, e, come facesse la cosa più naturale del mondo, lo gettò nel cortile, e chiuse la finestra. In quel punto si udì un colpo furioso, un frangersi di lastre, un grandinar di vetri rotti sulla ghiaia. Il conte si volse a Silla continuando il suo discorso come se nulla fosse stato. "Io non ho mai potuto soffrire quella lurida, puzzolente, cenciosa città di Venezia, che perde a brani il suo manto unto e bisunto di vecchia cortigiana, e mostra certa biancheria sudicia, certa vecchia pelle schifosa. Voi dite in cuor vostro: Quest'uomo è una gran bestia!


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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