Silla era sorpreso di tanta insistenza.
Ma nodiss'egli.
Eppureripigliò il conte "or sono diciannove anni, un giorno in cui vi si era punito severamente per avere spezzato un vaso di cristallo, all'uscire da uno stanzino buio, dove Vostro padre vi aveva tenuto chiuso per parecchie ore, vedeste un momento il mio ritratto."
Silla balzò in piedi; il conte si alzò pure e, dopo un momento di silenzio, girato il tavolo, andò a piantarsi presso il suo interlocutore, voltando il viso al chiarore morente del crepuscolo.
Vi ricordate?
diss'egli.
Silla rispose stupefatto. Non ricordava il ritratto, ma sapeva benissimo d'aver spezzato il vaso di cristallo e d'essersi rifugiato, dopo il castigo, nella stanza di sua madre.
Vedete che Vi conosco da lungo tempo. Ne dubitate? Adesso vado a dirvi quello che so di Voi.
Il conte si pose a camminare su e giù parlando. Si udiva il suo vocione andare e venire per la sala piena d'ombra: si vedeva la sua figura bizzarra illuminarsi e oscurarsi a vicenda, quando passava davanti alle finestre.
Voi siete nato nel 1834 a Milano, in via del Monte di Pietà. Vostra madre Vi diede il suo latte, Vostro padre vi diede una culla d'argento e una bambinaia brianzuola che doveva esser creduta dal mondo la Vostra balia. Questa donna è morta appena lasciato il Vostro servizio. Voi non la potevate soffrire, non è vero?
Non lo ricordo; me l'hanno detto, però; me l'ha detto più volte mia madre.
Sicuramente. Volete sapere qual è il Vostro ricordo più lontano? Questo. Avevate cinque anni.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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