Cosa avete fatto al vostro ritorno da Pavia? Avete pubblicato un romanzo. Ecco il fatto che non sapete. Quel poco di oro che Vostra madre Vi diede perché servisse alla stampa del libro, non era punto, come ella Vi disse e Voi avete creduto, un dono de' suoi parenti; il giorno prima ell'aveva portato al gioielliere i suoi ultimi brillanti, una memoria cara di famiglia.
Il Suo diritto?
esclamò Silla slanciandosi verso il conte. "Il Suo diritto di sapere queste cose?"
Il mio diritto? Questione molto oziosa. Vostro diritto è sicuramente di vedermi in faccia.
Il conte suonò.
Silla taceva, ansante. Il conte andò ad aprire l'uscio, e aspettò fin che udì il passo nel corridoio.
Lume!
diss'egli; e andò a sedersi al tavolo.
Non è vero, non è vero!
disse Silla sottovoce. "Non fui questo sciagurato ch'Ella dice! Me lo provi, se può."
Il conte non rispondeva.
Iocontinuò Silla "che avrei dato il sangue per mia madre, che l'adoravo, che non volevo neppure quel denaro perché i parenti di mia madre non potevano soffrire ch'io scrivessi, e, conoscendoli, temevo s'irritassero contro mia madre per causa mia!"
Il conte si pose l'indice alle labbra. Un domestico entrò con il lume, lo pose sul tavolo e si ritirò.
Quando io affermo una cosa, mio caro signoredisse il conte "è provata."
Ma in nome di Dio, chi!...
Adesso lasciamo stare. Io non voglio accusarvi di avere accettato un sacrificio simile. Voi non lo sapevate. Del resto la vita è così. Vi è sempre nei giovani questa baldanza ridicola di credere che la terra è beata del loro piede e il cielo del loro sguardo, mentre i loro genitori pestano fango e spine per portarli avanti, nascondendo quello che soffrono proprio negli anni in cui il loro corpo invecchia, il loro spirito è stanco, e tutte le dolcezze della vita, ad una ad una, se ne vanno.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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