La signora Giovanna tiene dal suo padrone, ma già sono matti tutti e due. Solo per il nome non la vorrei quella lì, se fossi un uomo. Ha un gran nome da strega, sapete. Malombra!"
Oh sì, sì, come ha ragione quella donna, da strega!
disse piano Steinegge. "Questo è divertente."
E mica Malombra, è Crusnelli.
Malombra!
Crusnelli!
Malombra!
Si riscaldavano, gridavan tutti insieme.
Andiamo viadisse Silla.
Si alzarono e ridiscesero verso casa.
Quando giunsero in fondo al seno del Palazzo, dove faceva tanto buio che Steinegge si pentì di non aver preso seco la lanterna, saltò su nel silenzio il suono chiaro e dolce d'un piano. Rischiarò la notte. Non si vedeva nulla ma si sentivano le pareti del monte intorno alle note limpide, si sentiva, sotto, l'acqua sonora. In quel deserto l'effetto dello strumento era inesprimibile, pieno di mistero e di immaginazioni mondane. Era forse un vecchio strumento stanco, e in città, di giorno, si sarebbe disprezzata la sua voce un poco fessa e lamentevole; pure quanto pensiero esprimeva lì nella solitudine buia! Pareva una voce affaticata, assottigliata dall'anima troppo ardente. La melodia, tutta slanci e languori appassionati, era portata da un accompagnamento leggero, carezzevole, con una punta di scherzo.
Donna Marina
disse Steinegge.
Ahsussurrò Silla "che musica è?"
Ma!
rispose Steinegge "pare Don Giovanni, Voi sapete: Vieni alla finestra. Suona quasi sempre a quest'ora."
In biblioteca non c'era più lume. "Il signor conte arrabbia adesso" disse Steinegge.
Perché?
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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