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      Comprendi che in questi dieci giorni ho pur dovuto trovarmi con lui.
      Io credo tutto, sai, quello che se ne dice: ma mio zio mi conosce e mi fa della diplomazia. Non mi ha mai parlato di lui né avanti, né dopo il suo arrivo. Già le relazioni nostre sono tali che tutto il mondo può andare e venire dal Palazzo senza ch'egli me ne parli. Lo tiene sequestrato quasi tutto il giorno in biblioteca. A tavola non discorrono che di studi. Chi non sapesse il fondo delle cose direbbe che vuol fargli sposare il signor Steinegge e non me, perché li fa lavorare insieme, li manda a passeggiare insieme, ogni dopo pranzo, anche quando piove. Del resto, questi due signori, sono stati presi d'amicizia fulminante l'uno per l'altro. Te l'ho già descritta, mi pare, l'antipaticissima figura che sta qui a tradurre dal tedesco per mio zio? Les deux font la paire. Tempo addietro colui voleva far meco il grazioso e lo spiritoso, ma l'ho messo molto bene a posto; e ora ci ho messo anche il suo amico che, il giorno dopo la sua presentazione, si è dimenticato sino a stendermi la mano. Per verità mi ha inteso in aria e si è trattenuto prima di stenderla, ma ne cominciò l'atto. Una mano niente affatto borghese; simile a quella di mio zio che l'ha di razza. Dopo si è tenuto bene, orgogliosamente; debbo rendergli questa giustizia. Nota che gli ho fatto impressione, senza mia colpa. L'ho sentito fin dal primo momento e posso ben dirlo, perché la cosa è tanto poco lusinghiera! Io non sono come te, cara Giulia, che per cinque minuti civetteresti, sii sincera, con un commesso viaggiatore.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





Palazzo Steinegge Giulia