Pagina (78/519)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma lo scioglimento preferito dal poeta era questo: l'infelice prigioniera usciva di notte dal suo carcere attorcigliata intorno a un raggio di luna e si dileguava nell'azzurro.
      Marina si divertiva di questi racconti e della cronaca del paese che il ragazzo le narrava con una mistura incredibile di malizia e d'ingenuità. Ella era da quasi un anno al Palazzo e di viaggio non si parlava. La sua salute se ne risentiva veramente. Sofferenze nervose non gravi, ma frequenti, cominciarono a travagliarla. Ella disegnò subito di trarne profitto; intanto ogni lieve distrazione le era cara, persin quelle che le fornivano le chiacchiere del Rico.
      Giunse così l'aprile del 1863, giunse, nei tranquilli splendori del tramonto, una sera sinistra per Marina.
      Laggiù a ponente, nubi colossali ardevano nel cielo e nel lago divisi dall'umile striscia nera dei colli; ardevano le cime verdi in faccia al Palazzo, e, a levante, i picchi inaccessibili dell'Alpe dei Fiori. Al basso durava nell'ombra un qualche lume, un tepore del sole recente, vestigia risus; e da ogni valloncello calavano ad increspar il lago, per breve tratto, soffi pregni degli odori primaverili. Vi si spandeva pure ed entrava per tutti gli echi delle valli il suono festoso delle campane di R... La gran porta nera della chiesa parrocchiale versava sul sagrato, che tocca a levante il ciglio della costa verso il lago, un lento fiume di gente accalcata che si spandeva poi rapidamente. Gli era un rimescolio, uno schiamazzo come d'una gran frotta di pulcini, di paperi cui la gastalda abbia aperto l'uscio dei campi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





Palazzo Rico Marina Palazzo Alpe Fiori