Da questo sperava molto.
Stava per entrare in casa quando le comparve davanti il Rico trafelato, che buttò fuori in fretta e in furia le sue luminose idee e, avuta la risposta, saltò nel vestibolo, ricomparve carico di cuscini e di scialli, e via come il lampo alla darsena, seguito lentamente da Marina.
Quanto era dolce la sera e come scivolava bene sull'acqua chiara la piccola Saetta! Il Rico era in lena; la sottile prora nera parea volare tra cielo e cielo e la poppa correva tra i grandi ovali segnati dai remi. Ad ogni tratto il rematore si fermava a guardare verso la riva di R... Le barche non venivano, ma si udivano dall'alto ondate di musica ora più ora meno sonore. Certo la banda s'era fermata in piazza a far ballare le ragazze e i giovinotti. Il Rico propone di andar verso riva, ma donna Marina gli ordina di fermarsi al largo e di aspettare. Egli comincia un'enfatica apologia della banda forestiera, del famoso suonatore che ha imparato a Como, di quell'altro prodigio che ha imparato a Lecco, dei loro strumenti; donna Marina gli ordina di tacere. Tacere lui? "Non suonano più, ecco, vengono, son qua; no, non vengono ancora, adesso s'imbarcano; oh, dei lumi! Son lanterne! Son palloni! Ora sì che vengono proprio. Suonano, suonano."
Remadisse Marina "verso la musica."
Vengono prima a paro due barche illuminate, piene zeppe di suonatori ritti in piedi che soffiano a più potere nei flauti, nei clarinetti, nelle trombe, tenuti in riga a cannonate di gran cassa; poi vengono altre barche oscure col pubblico.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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