Ma quando?
Le era accaduto parecchie altre volte, specialmente nell'adolescenza, di venir sorpresa da simili riproduzioni di circostanze e di pensieri, senza poter ricordare l'epoca del suo primo passaggio. Ne aveva parlato. Suo padre s'era stretto nelle spalle: che si ha a fare attenzione a simili sciocchezze? Miss Sarah aveva detto: "E dunque?" Le amiche l'avevano assicurata che a loro succedeva la stessa cosa ogni giorno. Marina non ne parlò più, ma ci pensò ancora.
Questi lampi di reminiscenza solevano riferirsi a circostanze tra le più indifferenti della vita. Le rimaneva perciò sempre dubbio se si trattasse di reminiscenze vere e proprie o di allucinazioni. Stavolta non era così. Pensando e ripensando, si persuase di non essersi trovata mai sul lago a quell'ora; era dunque un'allucinazione.
Quando scese al Palazzo, il conte si era già ritirato. Ella passeggiò un tratto su e giù per la loggia, entrò nelle sue stanze, prese un libro, lo gettò via, ne prese un altro, gittò anche quello, si provò a scrivere una lettera e, dopo aver pensato alquanto con la penna in mano, stracciò il foglio, si trasse due anellini, li buttò sulla ribalta abbassata dello stipo antico che le serviva di scrivania, e andò al pianoforte. Suonò uno dei suoi pezzi prediletti, la gran scena dell'evocazione delle monache nel Roberto. Ella non intendeva, non suonava che musica d'opera.
Suonò come se gli ardori delle peccatrici spettrali fossero entrati in lei, più violenti. Alla tentazione dell'amore si fermò, non poté proseguire.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Sarah Palazzo Roberto
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