No, Silla, poco a poco, involontariamente, s'immaginava di fronte a donna Marina, la vedeva passare con la sua indifferenza altera, tanto più pungente quanto più la persona era delicata e graziosa, con il suo freddo sguardo che scintillava solo talvolta incontrando quello del conte. A lei Silla dirigeva mentalmente la sua eloquenza. Non ne aveva ottenute tre parole in venti giorni; anche senza parlare ella gli aveva ben fatto intendere che non lo stimava degno né di cortesia né di attenzione. Almeno Silla credeva così, e fino dai primi giorni si era regolato con lei secondo questa idea, opponendo alterezza ad alterezza, non senza soffrirne però, non senza una specie di voluttà amara che in presenza di lei gli stringeva forte il cuore. E ora gli pareva di attraversarle il cammino, di fermarla, volesse o no, di chiederle cosa credesse mai...
Dunque, dottore?
disse una voce dietro a lui.
Silla si voltò in fretta. Era ben lei, donna Marina, seduta davanti allo scacchiere.
Io prendo il nerodiss'ella, guardando attentamente i pezzi.
Ell'era dunque venuta leggera come una fata, o Silla si era ben lasciato affondare nei suoi pensieri!
Egli non si mosse.
Dottore!
disse Marina con accento di sorpresa. Alzò la testa e vide Silla.
Aggrottò un istante le sopracciglia, tornò a guardare attentamente lo scacchiere, e disse con la sua voce gelida:
Dov'è il dottore?
Non lo so, signorina.
Avvicini un poco le impostesoggiunse Marina quasi sottovoce, senza guardarlo.
Silla finse di non aver inteso, si staccò dalla finestra e passò dietro a lei, per uscire.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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