C'era pure il comm. Vezza, letterato, aspirante al Consiglio superiore d'istruzione pubblica e al Senato, piccolo, tondo, imbottito di dottrina e di spirito, caro a molte signore ma non a quella lì, che non era letterata né ipocrita e rideva di quegli occhiali d'oro, di quel carnierino grigio corto, di quelle forme da soldatino di gomma. C'era il prof. cav. ing. Ferrieri: fisonomia nervosa, occhio intelligente, sorriso scettico, cervello e cranio perfettamente lucidi. Neppure costui poteva allettare la bella veneziana. Ella era troppo del XVI secolo e lui troppo del XIX. Nato con una scintilla di poeta e d'artista, l'avea convertita in agente meccanico. C'era l'avvocatino Bianchi, giovinotto elegante, timido, con un'aria di sposina imbarazzata, tutto tepido ancora del nido di famiglia. Anche di lui sorrideva dall'alto la esperta dama. Altre facce nuove non c'erano, perché non poteva contarsi fra queste la trista figura del dottore, sdrucciolato, senza invito nella sala da pranzo.
Chi aveva portato quegli ospiti al Palazzo era stato il solitario fiumicello ch'esce dal lago a ponente, fra i pioppi. Alcuni capitalisti di Milano avevano incaricato il prof. Ferrieri di recarsi a visitare l'emissario del piccolo lago di... e a studiare se ci fosse forza bastante per una grande cartiera. Il professore doveva schizzare un progetto sommario, tastare il Municipio di R... per la costruzione di un tronco di strada e fors'anche per la cessione gratuita di un fondo comunale. Egli era un ingegnere di molta fama; quattro sgorbi col suo nome avrebbero fatto piovere gli azionisti.
| |
Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
|
|
Consiglio Senato Bianchi Palazzo Milano Municipio
|