Accennò il dottore che stava presso l'entrata della loggia ascoltando a bocca aperta un vivacissimo dialogo tra il Vezza e Steinegge. Silla si teneva in disparte, guardava il getto d'acqua nel cortile.
Ma Cesare
insiste il Finotti "ha sempre ospiti. Anche adesso, mi pare..." soggiunse con una voce piena di domande sottintese, guardando la giovane signora, che sporse il labbro inferiore senza rispondere.
Come mai è amico di Cesare?
disse il commendatore sottovoce.
Non lo so.
Io però lo invidio
.
Perché?
Viver vicino a Lei!
Può essere assai poco piacevole agli altri se non garbano a medisse Marina con l'accento e l'atto di chi vuol troncare un discorso.
Vezza!
gridò forte il Finotti "come puoi star a parlare di trote, perché tu già parli di trote o di granchi, dove c'è una dama? Vedo che al mio garbatissimo amico dottore ci fai una pessima impressione."
Il garbatissimo amico si sviscerò in proteste.
Marchesinadisse il Vezza, avvicinandosi "oda come si ricompensa l'abnegazione di un amico che vi cede il primo posto!"
L'aveva Lei?
rispose Marina con uno dei suoi sorrisi; e senz'attender la replica, si rivolse a Steinegge:
Tre sediediss'ella.
V'erano cinque persone in loggia e neppur una sedia.
Quando una signorina ordinarispose Steinegge dopo un momento di silenzio "un capitano di cavalleria può portarne trenta."
Il commendatore Finotti osservò Silla. Era pallido e guardava Marina con fuoco così sdegnoso che parve sospetto a quel dilettante di psicologia pratica.
Tutti in piedi?
disse il conte affacciandosi in quel punto alla loggia con l'ingegnere, l'avvocato e le Autorità. "Caro Steinegge, abbia la bontà di dire che portino delle sedie.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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