Sì, quattro sterpi e un paio di viaggi d'erba, su quelle croste là in faccia, dove tutti si servono. Quando li avremo mangiati per far la strada della cartiera, allora diventeremo ricchi; ma per adesso... Allora sì. Sarà forse per quel vino che ci ha favorito, per sua grazia, il signor conte, allora mi pare che abbiamo da diventar signori bene. È un gran vino; ma sarà mica traditore? Cosa ne dice Lei, signor tedesco, che lo vedo qualche volta dalla Cecchina gobba?
Ah! Ah!
soffiò Steinegge senza capir bene.
Ehi!
esclamò il Vezza accorgendosi dei nuvoloni neri che ingrossavano a levante. "Vuol far temporale."
Oh signor nodisse l'assessore che aveva parlato prima "per adesso no; stanotte, forse."
Come si chiamano quei sassi là in alto dove batte il sole?
Noi li chiamiamo l'Alpe dei fiori. Da ragazzo ci sono stato anch'io lassù, a far fieno. Potevano metterci nome l'Alpe del diavolo ch'era più meglio.
C'è bene, lassù, il buco del diavolodisse l'altro assessore.
Ah, c'è un buco del diavolo?
disse Silla "E perché lo chiamano così?"
Ma, io non saprei mica, vede. Bisogna domandare alle donne. Loro contano un sacco di storie!
Per esempio, dicono che per quel buco si va all'inferno, che è un piacere, dritti come i, e che i beniamini del diavolo piglian tutti quella strada là. Ci fanno anche il nome a tre o quattro che ci son passati.
Ah sì?
disse il commendator Finotti. "Sentiamo."
Proprio non mi ricordo, sa...
Gente del paese, già?
Del paese e mica del paese. Non mi ricordo.
Qui l'onorevole Sindaco uscì, in mal punto, dal suo prudente silenzio.
| |
Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
|
|
Cecchina Steinegge Vezza Alpe Alpe Silla Finotti Sindaco
|