Dunquediss'egli "ha proprio voluto dire..."
Ma!
Come, come mai?
ripeté Silla angosciosamente.
Eh! Qui lo hanno detto tutti.
Lo hanno detto tutti?
Dopo un lungo silenzio, Silla si avvicinò lentamente a Steinegge, gli posò le mani sulle spalle e gli disse con voce triste e tranquilla:
E Lei, crede Lei che se vi fosse una macchia sulla memoria più sacra ch'io m'abbia, sarei rimasto qui a farne testimonianza?
Non ho mai creduto questo. Il signor conte non Vi avrebbe chiamato qui; conosco molto bene il signor conte.
Caro Steinegge, se noi ci lasciamo per non rivederci più, come potrebbe accadere, si ricordi di un uomo che si direbbe, non perseguitato come Lei, no, ma deriso, continuamente, amaramente deriso da qualcheduno fuori del mondo che si diverte a vederlo soffrire e lottare, come i bambini guardan soffrire e lottare una farfalla che han gettata nell'acqua con le ali malconce. Mi si diede un cuore ardente e non la potenza né l'arte di farmi amare, uno spirito avido di gloria e non la potenza né l'arte di conquistarla. Mi si fece nascere ricco, e nell'adolescenza, quando avrei cominciato a godere i vantaggi di quello stato, mi si precipitò nella povertà. Mi si promise testé quiete, lavoro e amicizia, quello che l'anima mia sospira, perché alla gloria ho rinunciato; e adesso mi si strappa via tutto d'un colpo. Vede, ho avuto una madre santa, l'ho adorata e sono io la causa che si oltraggi la sua memoria; io che dovevo immaginar quest'accusa e non la ho immaginata per una incurabile inesperienza degli uomini e delle cose!
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Silla Silla Steinegge Steinegge
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