ripeté il conte. "Voi odiate me e la mia casa, ma non vi tornerebbe comodo, io credo, essere pregata di partire subito. Non rispondete."
Marina ricadde a sedere in silenzio.
Non potete supporre che io ignori l'oltraggio fatto da voi al mio amico Silla, il quale è andato via per causa vostra, e non potete supporre che, conoscendolo, io vi sia rimasto indifferente. Non so se la parola umana possa esprimere tutto quello che il vostro atto m'ispira. Bene, io non ricercherò i motivi molto oscuri della condotta che voi tenete. Certo non conviene né a voi né a me di convivere a lungo. V'è una frase enormemente stupida: i legami del sangue. Io non credo che il vostro sangue abbia due globuli simili ai miei. Ad ogni modo, non è indispensabile appiccarsi con questi legami. Meglio tagliarli. Oggi non vi siete curata di trovarvi a casa quando dovevano arrivare i miei cugini Salvador. Vi avverto che mio cugino ha un gran nome, una bella sostanza e pensa a prender moglie.
Ah!
disse Marina e sorrise guardandosi la piccola mano bianca che tormentava il braccio della poltrona.
Non fate esclamazioni drammatiche. Non andate a pensare che vi si vogliano far violenze. Io non so se il colore dei vostri occhi piacerà a mio cugino e non posso neanche sapere se la sua voce vi toccherà il cuore. È utile, io credo, nel vostro caso conoscere le disposizioni di mio cugino. Potete approfittarne o no, come vi piacerà meglio.
Grazie. E se il signor cugino non mi va, quando debbo partire?
Marina aveva parlato pian piano, guardandosi gli anelli, a mano spiegata, l'uno dopo l'altro; poi serrò il pugno, se l'accostò al viso, quasi per numerarvi le vene azzurrognole; lo lasciò finalmente cadere e alzò sul conte due grandi occhi ingenui.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Silla Salvador Marina
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