Madisse il conte "quando debbo! Mi pare siate in fatto voi, col vostro contegno, che mostrate desiderio di andar via. Sarebbe forse più leale e più sincero dire: Quando posso?".
No, lo posso sempre. Sono maggiorenne e possiedo abbastanza per mantenere me e una vecchia dama di compagnia che mi lasci sola. Quando debbo? Io non desidero andar via.
Il conte la guardò attonito. Quei grand'occhi limpidi non dicevano nulla, proprio nulla. Aspettavano una risposta.
Non desiderate andar via? Desiderate dunque che me ne vada io? Eh? Quello vi farebbe comodo? Ma per Dio santo, parlate chiaro. Se non desiderate andar via, che diavolo desiderate? Perché vi comportate con me come se io fossi un carceriere? Che vi ho fatto io?
Lei? Niente.
Chi dunque? Steinegge? Che vi ha fatto Steinegge?
Paura.
Come, paura?
È tanto brutto!
Il conte si rizzò sul suo seggiolone e, impugnandone con violenza i bracciuoli, porse verso sua nipote la fronte corrugata e gli occhi fiammeggianti.
Ohdiss'egli "se credete farvi gioco di me, la sbagliate: se avete voglia di scherzare, scegliete male il vostro momento. Quando ho la compiacenza di domandarvi cosa vi offende in casa mia, non bisogna mica rispondermi come una cingallegra parigina; bisogna parlare sul serio!"
A che serve se Ella ha risoluto che io parta?
Chi ha detto questo? Io ho detto che non siamo fatti per vivere assieme e vi ho indicato una possibile occasione di mutar soggiorno e compagnia. E prima di tutto ho dichiarato che dovrete in avvenire essere civile con me e con i miei ospiti onde non costringermi a un pronto provvedimento.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Dio Steinegge
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