Ciò
gridò la contessa "sta a vedere che mi bacia Momolo. C'è di meglio se volete baciare: ma voi già siete un orso."
Il conte Cesare stava sulle brage. Avrebbe volentieri mandato al diavolo tutta la compagnia. I discorsi della contessa gli mettevano rabbia. Momolo e le due donne che stavano silenziosi dietro Sua Eccellenza ebbero pure da lui uno sguardo poco benevolo. Se avesse poi veduto nel cortile, tra le macchie di fiori, la nuova macchia nera di bauli, casse e borse accatastate!
È una invasione, caro conte, una invasioneripeteva Nepo girando per il vestibolo quasi a tentoni perché ci si vedeva poco, e frugandone ogni angolo col naso per trovar posto al suo bastone, al soprabito, al cappello.
L'ho proprio detto alla mamma ch'era un abusare...
Sì, me l'ha detto e io gli ho risposto: Abusiamo, benedetto. Cosa sarà? Mio cugino non ha egli un cuor di Cesare? Oh se avessi mai saputo che bisognava fare questo dio di strada, vi dico in fede, non avrei abusato. Caro il mio caro pampano, non dite niente che si doveva venir stamattina? Non sapete?
Sì, sì, mi racconterete quellodisse il conte che non ne poteva più. "Intanto venite di sopra."
Vengo, anima mia, se posso. Vi raccomando il mio Momolo e la mia Catte. Son vecchietti, povere creature, credo che saranno mezzi morti. Tiratemeli su. A proposito, Catte, dov'è quella ragazza? Non ha veduto, signor orso, che cocola le ho condotto?
Non era dunque una seconda cameriera la giovinetta vestita di nero che stava dietro la vecchia Catte? No, ell'aspettava che la prima tempesta dell'incontro si chetasse.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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