Lui già è innamorato morto.
Ho visto io ieri che alzandosi da tavola lei aveva impolverata la punta d'uno stivaletto.
Ouf, mica vero.
Come, mica vero? Ce lo dico io. E poi si mangian su cogli occhi.
Invece no. Lei non ci guarda quasi mai. È lui che è sempre lì a questo modo!
Storie!
Già si sa che la signora Fanny non vuol credere.
Perché non voglio credere, signor Paolo?
Non ha preso su qualche mezza oncia, Lei, dal signor conte?
Ebbene, cosa c'è dentro?
Qualche bacio?
Bugie, bugiacce! Non ha vergogna? Nessuno me ne ha fatto dei baci a me.
Eh lasciate dire, benedetta. C'è la libertà qui. Prima se lassa far dopo se lassa dir; voi non c'entrate. E poi cos'è un bacio. Tempo buttato via.
Oh che süra Catte!
Cosa dice Momolo? Che si faccia l'affare o no?
Cosa volete che dica? Bezzi cercan bezzi.
Ehi, guarda un po', è mica da merlo quella risposta lì. Già, l'è così la storia. Lui le fa l'asino, tanto per parere; e lei che ci vuol bene al padrone qui come al fumo negli occhi, lei se lo lascia fare tanto per cavarsela; ma l'è tutta una macchina dei vecchi. Han denari come terra e voglion fare un mucchio solo.
Tacete, ha ragione qui lui! Stamattina la contessa ha preso una rabbia, perché sono andata in sala mentre l'era sola col signor conte e poi è venuto il Sindaco e non andava mai via, mai via e mai via, che bisognava vedere! Certo la ci voleva parlare e non ha potuto, perché poi sono tornati a casa gli altri. È chiara, neh, süra Catte?
Come questo caffè, vecia.
Catte aveva poi dei colloqui intimi con Fanny nelle passeggiate vespertine che facevano insieme.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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