Pensai che forse per ora non volesse legarsi. Ma no: seppi di certo che l'idea l'aveva; un'idea, là, per aria. Son dunque venuta, vi torno a dire, perché gli deste dei buoni consigli. Marina? Ecco il mio torto. Non ho pensato che poteva innamorarsi di Marina. Sentite, Cesare. Io sono Betta dalla lingua schietta. Parliamoci candidamente, benché la sia vostra nipote. Quella ragazza ha fatto un gran cambiamento. Nepo e io l'abbiamo conosciuta a Milano. Con tutte le sue ricchezze, con tutte le sue grandezze, a mio fio non é piaciuta niente affatto. Gli pareva superba, aristocratica. Perché mio fio, in punto aristocrazia, ha tutte le vostre idee, che si usano adesso, dopo che c'è l'Italia. Mio fio non è mica uno di questi spuzzette che vi tiran di naso se non avete quattro quarti. Allora vostra nipote non gli piacque troppo. Non mi è dunque neppur passato per la testa che cambiasse il vento. E ho avuto torto perché adesso, lasciatemelo dire, la è proprio una gioia, un bombon. E poi le sue disgrazie! Non ho pensato alle sue disgrazie, non ho pensato al cuore che ha mio fio. Per il cuore Nepo è tutto me. Il gran cuore, figlio caro, è un peso che tira a fondo, chi ha gran cuore...
Ebbene?
interruppe il conte a cui pareva tempo di concludere.
Ebbene, non dovrei parlar così a Voi che siete suo zio, il suo secondo padre, ma Vi ho già detto la confidenza che ho. Ecco, non so se si possa lasciar andare avanti questa cosa. Vedo il diritto, vedo il rovescio, vedo questo, vedo quello, vorrei e non vorrei.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Marina Cesare Betta Milano Italia Nepo
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