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      Nepo era spossato dall'improba fatica di contenere la sua voce e la sua eloquenza. Chi sa dove sarebbe andato a finire, con le migliaia di frasi che aveva in testa, senza una buona strappata di redini.
      Marinadiss'egli "volete esser contessa Salvador? Io aspetto con piena fiducia la Vostra risposta."
      Marina guardava tuttavia il lago e taceva. Le voci della sala si spensero in quel momento; la contessa Fosca s'affacciò alla loggia. Ella si ritirò subito, rientrò in casa parlando forte; ma gli altri fecero irruzione in loggia.
      Mi appello a Lei, marchesinagridava il commendator Finotti, seguito dal commendator Vezza che si stringeva nelle spalle sorridendo e ripetendo: "Ha torto, ha torto."
      Soltanto allora Marina si scosse come per uscire dalla corrente dei suoi pensieri, disse sottovoce a Nepo "A domani" e lasciò la balaustrata.
      Nepo si voltò corrucciato a guardar gl'interruttori e vide dietro ad essi sua madre, che gli diceva con un lungo sguardo lamentevole e con le braccia aperte:
      Come si fa?
     
     
      6. L'0rrido
     
      Si doveva partire per l'Orrido alle dieci del mattino, c'era da percorrere il lago sino alla sua estremità di levante e poi da salire la valle che lo alimenta con il torrentello di cui appunto sono lavoro le caverne dell'Orrido. Andavano tutti, tranne il conte.
      Nepo fu in piedi per tempo e scese in giardino, dove aveva veduto qualche volta Marina passeggiare prima di colazione. Quel giorno ella non venne. Nepo, orbo del suo occhialino, girava a destra e a sinistra, frugando quasi con il lungo naso le macchie e i cespugli, odorando l'aria, palpitando al lontano apparire del giardiniere scamiciato.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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