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      Marina non si lasciò vedere neanche a colazione; non era cosa insolita.
      Venne solo Fanny a pregare Edith da parte della marchesina di voler salire un momento da lei. Scesero quindi insieme al battere delle dieci. Nepo non poté avere da Marina che un "buon giorno" svogliato, buttatogli dall'alto come un mozzicone di sigaro. Ella prese il braccio di Edith e discese in darsena, lasciando addietro la contessa Fosca, Nepo, i tre grandi uomini e Steinegge. Quando costoro entrarono in darsena, Saetta ne usciva con Edith, Marina e il Rico. Vi ebbero proteste. "Buon viaggio" disse Marina "noi procediamo." La sua voce non poteva essere più dolce, non poteva essere più grazioso il cenno con il quale accompagnò le parole; pure nessuno insistette.
      La contessa Fosca guardò Nepo, seria; questi volle fare il disinvolto e gridò un complimento alle crudeli fuggitive. Il Ferrieri e i commendatori parvero molto seccati.
      Le due barche si dilungarono verso quello stretto dove il lago fa un gomito e corre ad appiattarsi dietro un alto promontorio selvoso, fra salci e canneti. Saetta precedeva il battello d'un buon tratto, malgrado le voci supplichevoli che partivano spesso da quest'ultimo perché la lancia bizzarra non avesse a correr tanto. Esso pareva un uomo gottoso che anfanasse dietro un nipotino monello sfuggitogli di mano. Marina non mostrava udire quelle voci, e al Rico bastò un'occhiata per intendere che non dovea smettere né rallentar di remare. Presto, di Saetta non apparve ai viaggiatori del battello che un punto bianco, la bandiera, oscillante lontano tra l'azzurrognolo confuso del lago e dei vapori mattutini ancora avvolti alle montagne.


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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