Non si udivano più le campanelle delle vacche, salivano dalle valli fiocchi di nebbia, saliva dall'Orrido, come un gran pianto, la voce del fiume, e là in alto il sasso bianco si faceva sempre più triste, sempre più cupo, tra il mugo, le felci e gli aconiti, sotto il cielo pallido della sera.
7. Un passo del destino
Suonavano le otto quando Edith e Marina giunsero alla scalinata dei Cipressi. C'eran le stelle, ma i vecchi alberi colossali le nascondevano, tanto che il Rico, da buon cavaliere, si fermò a gridare con quanto fiato aveva:
Lume!
Dopo di che scese a salti, come un gatto, per le tenebre.
Un lume comparve nella loggia e una voce gridò:
Son qui?
Poi il lume scomparve.
Oh, signora Fanny!
rispose il ragazzo. "Porti giù il lume! Faccia in fretta!"
Il lume ricomparve subito nel cortile.
Edith e Marina, che scendevano adagio, poterono udire un battibecco tra il Rico e Fanny e, a quando a quando, la voce della contessa Fosca. Fanny aveva una candela e il Rico voleva un lanternino. La contessa ripeteva: "Non avete trovato Momolo? Non avete trovato Momolo?"
Signora no, ne abbiam mica trovato di Momoli. Lei, signora Fanny, vada colla candela, che io andrò a pigliare il lanternino.
Fanny e la contessa si avviarono alla scalinata.
Marina!
chiamò Sua Eccellenza.
Contessa!
rispose Marina ancora invisibile.
Non hai trovato mio fio, tesoro? Non hai trovato Momolo? Oh Dio, che scala di Ponzio Pilato! Mi sorprendo di Momolo, perché te l'ho mandato incontro cinque minuti fa. Mio fio sarà mezz'ora che ti è andato incontro.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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