Aveva presso a che deliberato di parlare a Steinegge prima che a Edith. Nel buio dell'Orrido, stando presso a lei, smarrì il suo sangue freddo, le prese le mani con forza, le parlò e non poté, pel gran fragore, essere inteso. Comprese, prima dalla violenta ripulsa, poi dal volto di lei, quanto l'avesse offesa; comprese troppo tardi come in quel luogo una violenta dichiarazione d'amore potesse venir male interpretata. Infatti Edith l'aveva interpretata male e ora andava pensando perché mai suo padre fosse uscito, cosa insolita, col Ferrieri.
Intanto sopraggiunse Nepo infuriato per non aver saputo combinar Marina, e gridando "non è possibile, non è possibile" oltrepassò Edith, senza salutarla, nel vestibolo, mentre il Rico, fermo sulla porta con il suo lanternino, se la rideva di cuore e Momolo brontolava: "Ohe, bardassa, rispettiamo Sua Eccellenza, digo."
Nepo si abbatté sulle scale in Fanny che scendeva in fretta a cercare di Edith per il pranzo. "Dov'è la signora marchesa?" diss'egli senza fermarsi. "Dov'è?" rispose Fanny, saltando giù per una diecina di scalini. "Nella sua camera" gridò dal fondo della scala, mentre lui n'era già al primo pianerottolo, dove sua madre lo attendeva impaziente.
Dov'è?
diss'egli sottovoce. "Cosa ti ha detto? Sa che hai parlato al conte Cesare?"
A tante domande la contessa rispose con altrettante:
E tu cos'hai fatto che non venivi più? Dove ti sei perso? Hai trovato Momolo? Va là, diglielo tu che ho parlato al vecchio. Fa presto. L'hanno chiamata a pranzo.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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