Domani viaggio per affari: vado a ballare a Bellagio. Poveri myosotis! Chi se ne ricorda? Stavolta sarò in bianco. Avrò dei coralli e avrò anche delle magnifiche alghe del Baltico che mi manda G... da Berlino con un sonetto. Quello non l'avrò.
Giulia
Si batte alla porta e la voce di Fanny disse:
La non viene? La non si sente bene?
Vengorispose Marina. Balzò in piedi e con un impeto d'orgogliosa gioia stese all'indietro le braccia aperte, alzò il viso trionfante, guardò in alto, davanti a sé. Si slanciò fuori, scivolò giù dalle scale e in loggia trovò Nepo, inquieto.
Finalmente, angelo mio!
diss'egli. "La mamma ha parlato allo zio. È contentissimo. E Voi?"
Le cinse con un braccio la vita, aspettando.
Felice!
diss'ella e gli sgusciò di mano con una delle sue risate argentine che suonò via per la loggia e al di là dell'altra porta nella sala di conversazione, dove tutti, tranne il conte Cesare, si alzarono in piedi ed ella passò correndo leggera come una fata, con un cenno del capo e un sorriso.
Atalanta, Atalanta
disse il commendator Vezza, guardandole dietro. Nepo entrò a precipizio, tutto rosso, con gli occhi che gli schizzavano dalla testa, incespicò sulla soglia e venne ad abbracciarsi al Vezza per non cadere.
Scusi, caro commendatorediss'egli con un impertinente tono corbellatore "speravo abbracciare qualche cosa di meglio."
Maledetta bestia!
pensò il commendatore. "Si figuri!" diss'egli, asciutto, asciutto.
Non è vero, zio?
rispose l'altro pigiando sulla parola zio. "Lei se lo può bene immaginare, zio, chi speravo, a buon diritto, abbracciare.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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