Mi scusino tanto. Credevo che non ci fosse più nessuno. Ero venuta a prendere il ventaglio di Sua Eccellenza.
Qui non c'è ventaglidisse il conte, brusco, vibrandole un'occhiata che la sgomentò.
Eh, nossignore, nossignoremormorò la povera innocente Catte, e ritirò per la porta la sua magra persona, il suo lungo naso.
Mi preme affermareripigliò il conte dopo un istante di silenzio "che io non vi ho consigliata."
Marina sorrise.
Ma io La ringraziodiss'ella "del Suo consiglio, io sono felicissima."
Il conte avrebbe voluto adirarsi e stavolta non poteva. Vero che Marina aveva deciso senza consigliarsi prima con lui; ma restavano sempre sulla coscienza sua le parole dette in biblioteca e ora ricordate da lei. Non era uomo da cavillare con la propria coscienza per acchetarla. Soltanto adesso quelle parole gli tornavano a mente; ne esagerava la gravità e si doleva di averle proferite.
E siete contenta?
Rispondere di no, adesso, sarebbe un po' tardi, ma io sono felicissima, l'ho già detto.
Udite, Marina.
Da gran tempo il conte non aveva parlato a sua nipote con la grave dolcezza che pose in queste due parole. La figlia della sua cara sorella morta avea preso una risoluzione che l'allontanava per sempre da lui. Non credeva che sarebbe stata felice, e ora temeva essere in colpa egli stesso di queste nozze male promettenti. Temeva essersi lasciato trarre a imprudenti parole dal risentimento delle gravi offese recategli da sua nipote, dal desiderio di non vederla più, di non udirne la voce irritante.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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Sua Eccellenza Catte Marina Marina
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