Graziediss'egli. "Molte grazie. Oh, Voi non sapete con quanto piacere io faccio queste cose. Non sapete cosa io provo quando tocco solo una di queste sedie. Erano diciassette anni che non toccavo una sedia mia, eh? Capite? Diciassette anni. Questo legno è così dolce! Io ringrazio Dio, caro amico. Voi siete giovane, Voi non pensate a questo vecchio signore; anche io per un pezzo non ho pensato, ma adesso io ringrazio...! Sentite." Steinegge afferrò Silla pel braccio e se lo trasse vicino. I suoi occhi scintillavano sotto le ciglia aggrottate; una fiamma sola gl'infocava il collo e il viso.
Io ringrazio...
ripeté con voce soffocata e stese, tacendo, l'indice della destra prima verso il quadrettino dai capelli biondi, poi verso la stanza di Edith. Finalmente lo alzò al soffitto.
E Dio
diss'egli. "In passato io credeva vi fosse là, sopra le nuvole, un re di Prussia."
Qui Steinegge scosse violentemente il pugno sempre a indice teso.
No, no, credete mesoggiunse.
Io l'ho creduto sempre, caro Steinegge
rispose Silla. "Guai a me se non lo credessi."
Se Voi sapestedisse Steinegge "come sono contento! Alle volte ho paura perché lo sono troppo e non lo merito, oh no! Ma poi mi consolo perché tutto il merito è di mia figlia. Oh, mia figlia, caro amico...!"
Steinegge giunse le mani.
Io non possodiss'egli "questo mi muove troppo il cuore di dir cosa è mia figlia."
Lo credodisse Silla stringendogli forte la mano. "La conosco."
No, no, Voi non conoscete niente. Bisogna sentire come parla con me di queste cose di che parlano i preti.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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