Steinegge si pose a ridere d'un riso muto, contorcendosi, gesticolando.
Ah, Voi siete un maligno uomo. Capisco, capisco. È come se der König in Thule, il Re in Tule, Voi sapete? si mettesse a bere un decotto, non è vero? Io bevo adesso due bicchieri a pranzo e non altro.
È vostra figlia che lo desidera?
No, no, voglio io. Mia figlia mi pregava di prender vino la sera, e mi prega ancora adesso, ma io ho visto una volta per i suoi occhi il suo cuore e io prendo thè, caro amico.
V'invidiodisse Silla e prese il cappello per andarsene. Steinegge lo trattenne.
Aspettate, venite a passeggio con noi.
Silla esitò a rispondere.
Oh, venite, venite!
Steinegge andò a battere alla porta di Edith e la prego di uscire un momento.
Edith venne tosto e porse affabilmente la mano a Silla.
Buon giornodiss'ella. "Che lezione lunga!"
Era graziosa nel suo abito nero, semplicissimo, corto ma non troppo, con un mazzolino di viole alla cintura, il suo medaglione d'oro e onice sul petto e una stretta golettina bianca che le rifletteva sul collo un candore diffuso, trasparente. Le ricche trecce eran raccolte sopra la nuca. Nel viso delicato, leggermente roseo, la bocca e gli occhi avevano una espressione più spiccata di fermezza. È strano come quegli occhi esprimessero intelligenza della vita reale, contemperata di bontà: come nello scherzo, nel sorriso che li illuminava sovente, vi apparisse sotto all'iride un color di dolcezza triste; quale se un altro spirito infuso al suo, uno spirito malinconico si ravvivasse qualche poco nella gaiezza di lei.
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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519 |
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