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      Come mai? Questa sarà invidia, io credo.
      No, no, no. Ci sono uomini e libri sfortunati che spirano antipatia persino a' cuori più gentili.
      Questo è vero, mio caro amico, questo è vero sempre.
      Mi pare che un autore non lo dovrebbe credereosservò Edith senza alzare il capo dal lavoro.
      Silla tacque.
      Perché, Edith?
      chiese Steinegge.
      Perché questa opinione gli deve togliere la fede, la forza; gli deve impedire di studiare bene i difetti delle sue opere.
      Nodisse Silla. "Per un pezzo si dura saldi, anzi, più la fortuna ci combatte, più la si disprezza, più si lavora, più si cerca di appagare noi stessi, la nostra coscienza. Le ferite stimolano quasi, danno vigore; ma poi ne capita una inaspettata nel fianco, e allora non c'è più che da cader bene, a fronte alta, senza chieder pietà."
      Sarà vero, ma direi che bisogna diffidar molto della nostra fantasia, e badar bene di non attribuire alla fortuna quello che non le va attribuito. Non Le pare? Non è più virile di crederci poco alla fortuna?
      Ohesclamò Steinegge "come non vuoi credere alla fortuna? Saresti tu esule, quasi povera, e sola con un vecchio poltrone se non ci fosse la fortuna?"
      Gli occhi di Edith scintillarono.
      Papà!
      diss'ella.
      Egli non ebbe il coraggio di confermar colla voce, ma confermò col capo, ridendo silenziosamente, quello che aveva detto.
      Edith si alzò e gli si avvicinò.
      Scusi, signor Silla
      diss'ella appassionatamente. "Lei è nostro amico e mi permette di dire una parola a papà. Puoi tu ignorare" soggiunse rivolta a quest'ultimo "che non v'ha per me felicità maggiore di vivere con te, sempre con te solo, amar te, servir te, sentirmi protetta da te, sapere che tu mi vuoi bene?


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Malombra
di Antonio Fogazzaro
pagine 519

   





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